Nel fragore ininterrotto del digitale, rallentare non è solo una scelta, è un atto rivoluzionario. Questo articolo esplora il profondo legame tra mindfulness, il nostro corpo e la riscoperta di un benessere olistico attraverso la lentezza consapevole. Ti guideremo in un viaggio poetico con letture ispiratrici, rituali estivi e voci che nutrono, per riabitare la tua 'prima casa': il corpo.
Ci sono mattine in cui il primo gesto non è un respiro profondo, ma un incessante swipe. Apriamo gli occhi e già percepiamo di essere in ritardo: un flusso di messaggi non letti, notifiche da controllare, immagini di corpi altrui da confrontare. Ma il nostro, il corpo autentico, dov’è finito in tutto questo?
Viviamo in un tempo in cui la pelle sembra lucidata per l'approvazione esterna, la postura è piegata sulle schermate luminose e i battiti del cuore sono modulati dalle scadenze pressanti. Eppure, il nostro corpo non smette mai di comunicarci. Anche quando lo trascuriamo, in silenzio, ci chiama. E ci invita a tornare.
Il vero ritorno al corpo non è una fuga dalla realtà, ma l'abbraccio di una profonda verità interiore. Come ci sussurra il filosofo Emanuele Coccia, "Il corpo è la nostra prima casa". Ci esorta a considerarlo non come un mero contenitore da perfezionare, ma come un paesaggio intimo da abitare pienamente. Infatti, non possiamo essere autenticamente presenti nel mondo esterno se non siamo saldamente radicati in noi stessi.
Eppure, in questa era di iperconnessione, quanti di noi percepiscono davvero il proprio centro, la propria fisicità?
Esiste un tipo di lusso che non si quantifica in beni materiali o mete esotiche, ma in presenza consapevole. È la consapevolezza nelle mani che accarezzano, nel passo che si muove senza meta prestabilita, nel respiro che scende lento e profondo nel ventre.
Tricia Hersey, fondatrice di The Nap Ministry e autrice di Rest Is Resistance, articola questo concetto splendidamente: "Riposare non è pigrizia. È una pratica spirituale. È un ritorno all’umanità." In quest'ottica, concedersi una pausa non significa rinunciare a qualcosa, ma scegliere di riaffermare la propria essenza.
Il ritmo lento non si apprende, si percepisce. Eppure, esistono parole che, come delicate carezze lette nel silenzio, possono aprirci nuove strade interiori.
Pico Iyer, celebre giornalista e viaggiatore, nel suo illuminante The Art of Stillness, ci accompagna in un'esplorazione che non richiede bagagli: “Andare da nessuna parte può essere il viaggio più emozionante di tutti.” Un inno alla quiete interiore.
Audre Lorde, indimenticabile poetessa e attivista, discute l'erotico come forza propulsiva, un linguaggio profondo del corpo che sente, crea e conosce: “Quando ignoro il mio corpo, rinuncio alla mia potenza.” Un richiamo all'autoconsapevolezza.
E David Le Breton, con la sua Antropologia del corpo e modernità, ci offre un atlante di carne, ossa e identità: “Il corpo non è un oggetto tra gli oggetti. È la nostra maniera d’essere al mondo.” Una visione per abitare pienamente la propria fisicità.
Queste autorevoli voci non ci presentano soluzioni preconfezionate, ma ci invitano a uno spazio di pensiero dilatato. Ci suggeriscono un tempo diverso, una postura nuova verso noi stessi e il mondo.
Ritornare al corpo è una scelta da compiere ogni giorno. Non sono necessari viaggi esotici o spa di lusso. Basta un gesto, compiuto con consapevolezza e intenzione, specialmente durante i giorni luminosi dell'estate.
Al mattino, prima che il richiamo degli schermi ci assorba:
Inizia così una rivoluzione silenziosa, quella più potente.
Anche ascoltare può essere un gesto lento. Non tutto deve insegnare. Alcune parole devono solo restare.
Nel podcast On Being, Krista Tippett ospita pensatori, poeti, neuroscienziati. Le sue interviste sono dialoghi sospesi, dove il tempo rallenta e lo spirito respira. Ascolta l’episodio The Body’s Grace — non troverai soluzioni, ma grazia.
Nel podcast Estetica dell’Imperfezione, Valentina Dolciotti ci guida attraverso storie reali di corpi fuori dallo standard: voci piene, vibranti, dissonanti — e per questo, vere.
E The Nap Ministry Podcast, con la voce calda e rituale di Tricia Hersey, ci ricorda che anche chi sogna, crea.
Ci sono luoghi che non si visitano: si abitano. Dove il silenzio non fa paura, e il corpo trova spazio per allungarsi, sbadigliare, ascoltare il battito del mondo.
Nei boschi del Trentino, dove il bagno di foresta è una medicina antica.
Sulle terre nere di Stromboli, dove il silenzio ha il suono del fuoco sotto i piedi.
Nelle colline delle Langhe, dove la lentezza ha il profumo dell’uva e la consistenza della terra.
La moda, oggi, torna a parlare sottovoce. Le passerelle sono invase da pelle nuda, tagli morbidi, tessuti che accarezzano. Lemaire, Cecilie Bahnsen, ArchivioB: designer che non vestono corpi per mostrarli, ma per lasciarli respirare.
Non si tratta più di sedurre. Ma di sentire. E in questa nuova estetica, il corpo non è vetrina. È voce.
Il corpo sa. Prima della mente, prima delle parole, prima della logica. Sa cosa ci nutre, cosa ci fa male, cosa ci stiamo nascondendo.
Non possiamo tornare a noi stessi se non impariamo a camminare nel nostro corpo come in una terra sacra. Ogni gesto lento è un passo verso casa. Ogni respiro consapevole è un atto di fiducia.
E forse il vero lusso, oggi, è proprio questo:vivere senza filtri.sentire senza paura.abitare il corpo come un tempio.
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30.6.2025