LA REGINA DEGLI SCACCHI: RECENSIONE

La miniserie Netflix si sviluppa interamente in 7 episodi e racconta la vita di Beth Harmon, una brillante bambina prodigio con una straordinaria mente matematica che la porta a diventare campionessa di scacchi. Non senza attraversare profondi momenti di crisi ed un'infanzia decisamente non facile.

La serie è tratta dall'omonimo romanzo di Walter Tevis uscito per la prima volta nell'ormai lontano 1983. Il titolo originario era The Queen's Gambit ossi il "gambetto di donna": una mossa appartenente al gioco degli scacchi.

*LO SAPEVI CHE: Per dare una giusta concretezza al mondo che stava mettendo su carta, Tevis si ispirò ai veri Maestri di scacchi Bobby Fisher, Boris Spassky e Anatoly Karpov.

Beh! iniziamo col dire che è di certo una delle migliori serie prodotte da Netflix! Questo probabilmente vi lascerà intendere "vagamente" la nostra opinione in merito!

AVVERTENZE: la serie vi indurrà, di certo, ad un'immediata necessità di giocare a scacchi. Ma continuiamo...

La protagonista è interpretata da Anya Taylor-Joy giovane e promettente attrice di solo 24 anni. La sua interpretazione è coinvolgente e ci permette di appassionarci al personaggio e alle sue innumerevoli sfaccettature e fragilità. L'intensità del suo sguardo è a dir poco magnetico!

Il regista Scott Frank è riuscito in modo incredibile a rendere coinvolgente ed interessante una disciplina, quella degli scacchi, che solitamente non viene associata a definizioni come "coinvolgente", "interessante". Ma qui la regia ha fatto il miracolo. Le stupende sequenze sceniche ed i primi piani pieni di intensità ci permettono, come abbiamo precedentemente detto, di vivere in maniera intensa ed appassionante una partita di scacchi che, parliamoci chiaro, è più comunemente associata alla "noia" e alla "staticità".

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Merito dello straordinario risultato di questa serie è di certo anche la dinamicità dei tempi narrativi! I tempi di gioco, infatti, si intersecano con flashback di racconti passati e futuri . Questo ci permette di vivere il tutto con un'attenzione molto alta ed altrettanta tensione emotiva.

Come non dare poi un grande plauso alla Fotografia che insieme alle scelte scenografiche e costumistiche ci permettono di immergerci non solo nell'anno di riferimento ma anche nel luogo.

*LO SAPEVI CHE: la scelta della fotografia cambia a secondo dei luoghi dove gareggiava! questo ci permette di avere una maggiore aderenza con la realtà di quei tempi.

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A questo proposito le cose che balzano subito all'occhio sono 2: in primis la scelta di non rappresentare l'orfanotrofio in maniera lugubre e terrificante (cosa che capita di vedere spesso). Gli orfanotrofi sopratutto a quei tempi non erano di certo dei bei posti ma non necessariamente erano tutti covi di persone malvagie e dai modi orribili.

Seconda nota di merito va per la scelta di non rappresentare l'ex Unione Sovietica lercia e malfamata come viene solitamente descritta. Sicuramente non era un periodo felice per i Russi, all' epoca, ma anche a quei tempi vi era una parte molto povera ed un'altra altrettanto benestante.

Troviamo quindi molto piacevole la scelta di non adoperare vecchi luoghi comuni, che per carità! hanno basi altamente fondate ma non universali.

Voi cosa ne pensate in merito? fatecelo sapere scrivendo nell'apposita sezione commenti o sui nostri social instagram e facebook!

Per concludere non possiamo che invitarvi a vedere questa brillante (o quantomeno "diversa") mini serie di Netflix ! A nostro parere dà una bella boccata d'ossigeno a chi ha voglia di vedere una serie tv che non duri 2345 stagioni ma che, comunque, non lascia nulla al caso!

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E noi ci vediamo alla prossima!

1.12.2020